mercoledì 1 febbraio 2017

“…Fu in una giornata di vento forte che soffiava da nordovest che mi occorse un contrattempo. Quella
mattina aprii la porta di casa per uscire, ma alla sua furia non potei oppormi: vestito a festa, entrò ridente fin nella mia stanza senza che riuscissi ad accostare più la porta. Cominciò a giocare, insinuato tra le stanze come nel canale tra due isole e se la prese con le pagine dei libri, sparsi qua e là e sul tavolo vicino alla finestra. Li apriva uno ad uno, le pagine diventavano come ventagli o bandierine; alcune, le più usurate e consumate, le scompaginava fino a distaccarle dalla costola. All'improvviso, dopo il suo turbine di spavalderia e salsedine, uscì, sbattendo quella porta come in un colpo a salve. In quella tregua c'erano pagine disseminate ovunque, pagine che stupita e divertita raccoglievo come fossero conchiglie sulla riva. Aveva staccato dai miei libri le pagine più lise e consumate, appunto quelle che avevo marcato a matita, letto e riletto, girato cento volte. Parlavano tutte di mare.…
…E il mare era per me, e lo è ancora, la più promettente e seduttiva pagina bianca. La pagina non ancora scritta, il sogno non ancora realizzato, il desiderio non ancora estinto, la fuga non ancora portata a compimento, l’assenza che suggerisce la presenza, l’inizio che non ha fine.…”

Nessun commento:

Posta un commento